Una sala d'aspetto
anonima di un medico che ha scelto di esercitare la sua professione
non in difesa della vita, ma per provocare la morte volontaria dei
suoi assistiti. È questo lo scenario che
fa da sfondo all'incontro di Michele e Gianna, giunti a quel punto
della propria esistenza perché affranti dal dolore, l'uno, di
sentirsi involontario complice della morte di un giovane ciclista,
l'altra per l'insopprimibile rimorso di aver deliberatamente scelto
l'aborto di un figlio non voluto.
Da questo incontro
fortuito il romanzo si dipana lungo le tracce della vita dei due
protagonisti, attraverso i ricordi delle persone e dei luoghi che
hanno conosciuto e incontrato, in un tour che attraversa l'Italia,
pressoché in ogni suo angolo, dall'Abruzzo alla Toscana, da Bologna
a Varese, passando per Roma e Napoli, e arriva fino alle estremità
meridionali della penisola.
Ma non è una passerella di luoghi e di persone, quelli che ci descrive lo scrittore, bensì
una tavolozza di colori, su cui Procaccini imprime una conoscenza di
uomini e cose, che non è solo frutto della sua profonda cultura, ma
di una esperienza di vita e professionale che lo ha reso
dantescamente "del mondo esperto e de li vizi umani e del valore".
Così l'Autore, novello Ulisse, spinge i suoi protagonisti oltre le Colonne d'Ercole della disperazione e del rimorso, ma in una catarsi
liberatoria dai loro traumi e conflitti per giungere infine... "a
riveder le stelle".